65° DEL PIO TRANSITO DI DON UVA, A TRANI “UNA NOTTE SPECIALE”

L’AD di Universo Salute, Paolo Telesforo.

TRANI, 14 settembre 2020 – Si è celebrato ieri a Trani il sessantacinquesimo anniversario dalla scomparsa di Don Pasquale Uva.

Ad aprire le celebrazioni, presso la sala convegni del Polo Museale un interessante e seguitissimo convegno sul tema “Pensieri Interpretati” del carismatico Don Pasquale Uva. Una conferenza incentrata sulla figura del fondatore della “Casa Divina Provvidenza” capace, nel corso di tutta la sua esistenza, di restituire dignità umana alle persone più fragili. L’incontro, moderato da Alfredo Nolasco, è stato caratterizzato dalla partecipazione dell’Arcivescovo di Trani, Bisceglie e Barletta, Mons. Leonardo D’Ascenzo, del Vescovo di Oria e Commissario Apostolico della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, Mons. Vincenzo Pisanello, del dottor Paolo Telesforo, A.D. di Universo Salute, e di suor Mariana Silvero Zorn.
A seguire, la NOTTE SPECIALE IN PIAZZA DUOMO dedicata a Don Uva – concerto Tributo a Ennio Morricone con l’Orchestra giovanile della Valle d’Itria, diretta dal M° Antonio Palazzo. Serata di anteprima del Premio Don Uva 2021, condotta da Alfredo Nolasco. Tra gli ospiti d’onore, l’AD di Universo Salute, Paolo Telesforo, e il Direttore del Polo Museale diocesano, Graziano Urbano. Organizzazione: Fondazione Seca – Universo Salute.
Di seguito, l’intervento del dott. Paolo Telesforo al Convegno “Pensieri Interpretati di Don Uva”
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Essere oggi qui per me non è solo un onore, ma un dovere. Sono qui, in mezzo a Voi, a rendere omaggio ad un uomo che ha illuminato e cambiato la mia vita e quella di migliaia e migliaia di persone che grazie a Lui hanno trovato casa, affetto, cure, lavoro e soprattutto dignità.
Ma prima di continuare, spero mi perdonerete se dedico qualche istante a ringraziare e salutare Voi tutti e gli autorevoli relatori di questo convegno, S.E. Mons. Leonardo D’Ascenzo, S.E. Mons. Vincenzo Pisanello, S.E. dott. Maurizio Valiante e – ultima ma non ultima – l’infaticabile Suor Mariana Silverio, con la quale da tempo collaboro, spero con reciproca soddisfazione, per la creazione e organizzazione di progetti sociali e culturali per i nostri assistiti e per i nostri dipendenti.
Un saluto particolare lo devo inoltre alla fondazione S.E.C.A. e al suo animatore, il Cavalier Natalino Pagano, grazie al quale ho avuto la possibilità di visitare e ammirare la meravigliosa collezione di macchine da scrivere che costituisce uno dei nuclei più importanti di questo meraviglioso Museo. Ma c’è di più, Il Cavalier Pagano, con questa collezione, mi ha stimolato a conoscere e approfondire il pensiero e la vita di Adriano Olivetti, uno dei più grandi imprenditori del XX secolo nel quale ritrovo i caratteri di un altro imprenditore illuminato, questa volta dal Signore, il biscegliese don Pasquale Uva. Due uomini diversi, uno del nord ed uno del sud, uno laico l’altro votato al Signore, eppure entrambi, ciascuno a suo modo, hanno caratterizzato gli anni che vanno dal primo al secondo dopoguerra.
Entrambi erano mossi da grande passione per ciò che facevano e in ciò che credevano; Entrambi possedevano la propensione a scommettere sul futuro ed erano sempre pronti ad assumersi i rischi delle decisioni, non sempre facili, che prendevano di continuo. Nulla li smuoveva, nulla li scoraggiava, nulla li abbatteva. Grazie alla loro solida determinazione avevano la capacità di mantenere ferma la barra di comando della nave anche quando il vento di burrasca soffiava in senso contrario. Mai sono caduti nell’immobilismo dell’asino di Buridano.
Insomma, Don Pasquale Uva e Adriano Olivetti erano uomini carismatici, capaci di coinvolgere, di suscitare emozioni e passioni grazie a quell’autorevolezza che si ottiene solo con l’onestà intellettuale, con la moralità, con il senso di responsabilità e con la credibilità che solo la passione per la propria missione è in grado di restituirci.
Due grandi uomini da prendere come esempio in un tempo in cui tutti questi valori tendono a disperdersi e ad essere soggiogati da uno stile di vita arido, materiale, ibrido, trasformista, opportunista.
Chi, come me, ha avuto la fortuna di incontrare sul proprio cammino esempi così fulgidi di comportamento e dedizione, non può che tentare di riportare in auge quegli stessi valori etici e morali che hanno illuminato i nostri predecessori.
Chi ha affrontato una sfida difficile assumendosi consapevolmente grandi responsabilità, da queste non deve essere spaventato se quei valori di impegno, forza, determinazione, onestà e rispetto per la dignità di ogni essere umano che sono stati propri di Don Pasquale Uva e Adriano Olivetti saranno le gambe che sorreggeranno il nostro cammino.
Don Pasquale Uva e Adriano Olivetti possedevano lo stesso senso vocazionale che li portava ad escludere “la vita come destino e la vita come caso”. Entrambi credevano nella “libertà dell’uomo” e nella “progettualità Divina” impartendo così, alla loro stessa vita, direzione, significato e ragion d’essere.
Oggi più che mai bisogna tendere a quel cerchio perfetto in cui tutto è in equilibrio, in cui ogni essere umano può trovare la propria dignità e la propria soddisfazione nel rispetto di Dio e dei suoi principi.
Certo, questo può essere scambiato per “moralismo”, “bigottismo”, per “mancanza di modernità”, ma la vera modernità è imparare dal passato e correggere gli errori grazie alle conoscenze acquisite.
Niente di duraturo e di importante si produce senza lavoro e sacrificio. A noi uomini è lasciato il libero arbitrio e il diritto dovere di utilizzarlo bene. Occorrono pazienza, tenacia, tolleranza, perseveranza perché la Divina Provvidenza possa fare la sua parte unendo spirito e corpo per una nobile causa. Abbiamo il grande esempio di Don Uva. La mano di Dio gli è andata incontro… ma quanto lavoro, quanto sacrificio, quanto sudore è costato a Lui, alle Sue Ancelle e a tutti coloro che hanno creduto e si sono battuti per quella giusta causa.
Io non oso paragonare la Sua figura alla mia, io non posso essere altro che l’ombra di Don Pasquale Uva che da Lui impara, l’allievo che ascolta e fa suo con la speranza di riuscire laddove il Padre si è fermato per volere di Dio.
“Io comincerò. E se il Signore vorrà, tutto si compirà. Diversamente io inizierò e altri completeranno l’opera”.
E’ questo l’anello di congiunzione tra due mondi, tra due epoche.
Il 1 Ottobre del 2017, la Divina Provvidenza ha deciso che il testimone passasse nelle mie mani ed è iniziato così un nuovo ciclo di vita in cui tutte le mie priorità sono cambiate. E’ stata una transizione complessa, difficile; avvenuta in un momento in cui una profonda crisi aveva minato la serenità dell’opera delle Ancelle nonché di tutti i dipendenti che avevano di fronte un futuro incerto e pericolante.
Ma quella stessa Divina Provvidenza che aveva affiancato Don Uva, forse per intercessione dello stesso, da quel giorno si era messa al mio fianco e al fianco dei miei collaboratori per guidarci nelle scelte più giuste, per ridare lustro e nuova vita al miracolo di Don Pasquale. E qui, la Divina Provvidenza ci è venuta nuovamente in aiuto Illuminandoci con le parole di Papa Francesco che, solo qualche mese prima, invitava tutti a saper rischiare perché “chi non rischia non cammina”.
Oggi, a 137 anni dalla sua nascita e a 98 anni dalla fondazione della Casa della Divina Provvidenza, posso dire che tanto è stato fatto e che seppure tanto altro andrà fatto, sono sicuro che Don Pasquale oggi sa che la Sua Opera continuerà a crescere.
Concludo con una mia personale considerazione: mentre dell’opera materiale, dell’azienda di Adriano Olivetti, ormai è rimasto solo un ricordo affidato alla storia, il Don Uva continua il suo percorso ed è una realtà che è riuscita a sollevarsi da un periodo buio rinnovandosi e rigenerandosi, tanto che oggi serenamente posso permettermi di dire “se io ho iniziato altri possono continuare a portare avanti l’opera Don Uva nel segno della continuità, dei sani principi e dell’amore verso i più deboli e nel rispetto del lavoro e del nostro prossimo”.
Noi tutti, la mia famiglia, i miei collaboratori, i miei dipendenti, lavoriamo per consolidare l’azienda e proiettarla nel futuro con o senza la mia persona, perché la nostra direttrice è chiara, ed è quella di continuare nel progetto del Venerabile Padre e proteggere l’immagine e l’opera.
Io e i miei collaboratori non molleremo di un millimetro le posizioni raggiunte, perché il nostro sguardo, lo sguardo di noi tutti va oltre il ricatto, oltre le convenienze e le contingenze del momento.
Il nostro lavoro andrà avanti.
Nessuno e niente ci fermerà.
Paolo Telesforo

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