BISCEGLIE, 4 marzo 2023 – “Gli anziani over 60 in Italia sono oltre 14 milioni, circa 3 milioni in più rispetto a venti anni fa. E Il dato è in costante aumento: basti pensare che nel 2042 saranno quasi 19 milioni. Di questi, 4 milioni sono fragili, oltre un milione con forme di malattie gravi. L’incremento degli over60 provoca una maggior e frequente richiesta di cure mediche e assistenza sanitaria dovuta dall’insorgenza di patologie croniche e degenerative. Inoltre comporta una crescita esponenziale della domanda di servizi residenziali e di assistenza domiciliare. L’invecchiamento della popolazione diventa dunque una delle sfide più importanti che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi anni. Occorrono però per fronteggiarla efficacemente strumenti, professionalità e strutture all’altezza”.
È quanto si legge su “Voce alta” – testata giornalistica che sceglie di non accodarsi al mainstream, preferendo concentrarsi sulle tante notizie incredibilmente importanti e interessanti che ogni giorno riescono soltanto a sfiorare l’approdo in tv o sui quotidiani.
“Il nostro Paese però anche in questo campo – prosegue l’articolo – viaggia a due velocità. Infatti, ad essere maggiormente colpita da malattie legate all’età è soprattutto la popolazione anziana a basso reddito e chi vive al Sud. Lo conferma anche l’ultimo report di Italia Longeva dal quale si evince come nella top ten delle Province con più over 60 che convivono con più di cinque patologie croniche risultano Salerno, Padova (unica Provincia del Nord), Crotone, Trapani, Napoli, Benevento, Frosinone, Barletta-Andria-Trani, Agrigento e Avellino. Il 21% degli over 65 nel meridione presenta disabilità così come il 24% – un anziano su quattro – al sud vive una condizione di fragilità.
Tra le cause di questa disparità tra Nord e Sud pesano senza dubbio una differenza nella distribuzione di esiti di salute e la quasi totale mancanza di strutture adeguate che sappiano dare risposta a questo disagio e professionisti preparati a poter accogliere e assistere questa tipologia di pazienti.
Tra le pochissime realtà nel Mezzogiorno che si prendono cura degli anziani – viene evidenziato – spicca l’esempio virtuoso dell’Opera Don Uva-Universo Salute del Gruppo Telesforo, l’unico presidio sanitario tra Puglia e Basilicata focalizzato sul trattamento terapeutico e la presa in carico degli over 60.
L’attenzione al paziente, alla sua riabilitazione fisica, psichica e sociale, e a chi lo assiste (familiari e/o caregiver) fanno parte di un percorso di umanizzazione delle cure che rappresenta la cifra distintiva delle strutture di Bisceglie, Foggia e Potenza.
A dimostrarlo sono i dati: dal 2019, quando a gestire le strutture è subentrato il Gruppo Telesforo guidato da Paolo Telesforo e Luca Vigilante, l’Opera Don Uva primeggia nelle classifiche relative alla valutazione partecipata del grado di umanizzazione delle strutture di ricovero pubbliche e private, nell’ambito della ricerca promossa da Regione Puglia, Aress e Agenas.
Un know how prestigioso in questa particolare branca della salute, frutto anche della collaborazione con le Università d Bari e Foggia.
L’Opera Don Uva-Universo Salute è in grado di rispondere al bisogno di salute della comunità più anziana grazie a due RSA: una a Bisceglie (70 posti letto per pazienti geriatrici e 20 per soggetti con Alzheimer) e l’altra a Foggia (100 posti letto per pazienti geriatrici non autosufficienti e 20 per soggetti con Alzheimer).
Le strutture, che operano in regime di accreditamento istituzionale con il Servizio Sanitario della Regione Puglia, sono organizzate in nuclei per l’erogazione di percorsi assistenziali e riabilitativi con obiettivi definiti, che accolgono persone anziane, con temporanea, totale o prevalente limitazione della propria non autosufficienza, con particolare riguardo alle persone affette da malattie croniche, portatrici di patologie geriatriche, che non possono usufruire di altre forme di assistenza che consentano la permanenza nel proprio domicilio. Tra le prestazioni erogate, per il 70% a carico del Servizio Sanitario Nazionale: attività di prevenzione, riabilitazione con progetto riabilitativo; personalizzazione dei piani di intervento assistenziale e riabilitativo; partecipazione pluri professionale e dimensione di equipe; definizione degli obiettivi e dei relativi tempi di attuazione; partecipazione attiva ai processi della RSA da parte delle famiglie.
Sempre a Bisceglie e Foggia, il Don Uva presenta due Hospice, che garantiscono assistenza residenziale e interventi sanitari, socio-sanitari e assistenziali erogati attraverso le cure palliative, ininterrottamente, da una equipe multidisciplinare”, in favore di persone affette da patologie incurabili, in fase terminale. Il trattamento nell’Hospice, a totale carico del SSR, è espressamente rivolto a malati giunti nella fase terminale di malattia, che necessitano di cure palliative, di natura prevalentemente antalgica e comunque finalizzate al mantenimento di una qualità di vita sostenibile, qualora essi si trovino nella impossibilità temporanea o definitiva di essere assistiti nel proprio domicilio. Le prestazioni dell’Hospice sono individuabili nel complesso delle Cure Palliative, cioè nell’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare.
Altro centro di eccellenza dell’azienda è senza dubbio l’Unità di degenza che accoglie, in regime residenziale, persone affette da Malattia di Alzheimer o Demenza di grado lieve-moderato che, per il livello del deficit cognitivo e per la presenza di alterazioni comportamentali, possono giovarsi delle soluzioni ambientali e di apposite metodiche assistenziali e riabilitative.
Il modello pugliese del Don Uva-Universo Salute nella cura degli anziani dimostra che è possibile stare al passo delle regioni settentrionali e che l’integrazione pubblico-privato è una risorsa che permette di raggiungere più pazienti possibile.
Occorre però sottolineare come l’assistenza a lungo termine dei pazienti anziani cronici (Long-Term Care) dovrà essere messa al centro dei moderni sistemi di welfare, con l’obiettivo di eliminare il gap tra le regioni. Per vincere questa sfida non solo dovranno aumentare gli investimenti nel settore ma sarà decisivo mutuare modelli organizzativi e gestionali, come quello del Don Uva, per realizzare una presa in carico del paziente, dalla prevenzione alla cura, alla riabilitazione e al monitoraggio continuo.
In definitiva, possiamo affermare – conclude “Voce alta” – che in un quadro così ampio di problematiche per l’universo mondo della terza età in Italia e specie nel mezzogiorno, esistono ampi margini di miglioramento per i servizi assistenziali di cui tale fascia di popolazione necessita e che trova spiragli positivi anche grazie all’opera della sanità privata italiana”. (an)
SALUTE, “VOCE ALTA”: CHI CURA GLI ANZIANI DIMENTICATI AL SUD?
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